Tre donne. Tre monologhi. Tre modi di intendere il proprio corpo, il desiderio e la colpa.
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La prima storia è quella di Vera Pepa, una giovane della comunità indigena dei guaraní che partorisce due gemelli, cosa che, secondo le antiche credenze del luogo, rivelerebbe la sua infedeltà; Demut è invece una ragazza che all'inizio del XX secolo arriva a Misiones, in Argentina, dalla nativa Germania insieme al fratello, ben più consapevole di lei del rapporto incestuoso che li unisce; la terza è Adriana, una studentessa d'arte, indipendente e irrequieta, che sta scoprendo la propria sessualità. Se il primo racconto è quello della repressione e della punizione, e l'ultimo quello della sperimentazione con il proprio corpo, il secondo pone al centro lo sradicamento e la ricerca d'identità. Tre voci che raccontano storie di donne che si fanno strada in un mondo che non è il loro, squarciando come tuoni il silenzio e traducendo in parole, prese in prestito da un'oralità piena di ritmo e sentimento, le loro esperienze. "Tre tuoni" è un triangolo letterario il cui centro è occupato da una scrittura potente che ci ricorda come la stessa lingua possa avere registri e sapori molto diversi tra loro.