"Un uomo torna dopo anni di assenza e porta moglie e figlio nell'oscuro ventre di una montagna, in una casa tetra in cui viveva con il padre, impazzito. Attorno a questi personaggi senza nome si svolge, in questo potente romanzo, l'antica tragedia che, da tempo immemorabile, va in scena nel crudele teatro della vita famigliare.
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In quella casa dalle imposte sgangherate e dal tetto in ardesia coperto da un telone nero, l'uomo non potrà, infatti, sfuggire al suo destino: ripetere la violenza del padre-padrone che ha caratterizzato la sua infanzia, nell'istante in cui la donna mostrerà i segni della nuova vita germogliata in sua assenza. E alla donna e al figlio spetterà ancora una volta l'antico compito di proteggersi a vicenda, quando in quel luogo inghiottito dalle montagne, tra drammi passati e segreti inconfessati, irromperà la follia dell'uomo. Dopo essersi aggiudicato a soli 26 anni il Goncourt per l'opera prima con Un'educazione libertina, Jean-Baptiste Del Amo, a cinque anni dalla pubblicazione di "Regno animale", riprende a esplorare i temi che sono il cuore della sua scrittura: la trasmissione della violenza da una generazione all'altra; il confronto del mondo infantile con la brutalità del mondo adulto; l'ineluttabilità degli eventi che corrono verso un epilogo tragico inscritto nella natura dell'esistenza umana. Come ha opportunamente notato Clément Ghys su Le Monde, «scrivere, per Del Amo, è andare oltre la propria storia, inventare uno sguardo». Qui, è lo sguardo del figlio dell'uomo, restituito con una scrittura che, come un bisturi, penetra con assoluta precisione nelle ferite dell'anima e nel buio della mente.