Su una tela geografica di minuscole proporzioni - cinque miglia per tre di erica e roccia a picco su acque turbolente - Mhairi McPhail va in cerca di ogni documento, ogni testo, ogni lettera di Grigor McWatt, il grande bardo recentemente scomparso dell'isola immaginaria di Fascaray.
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Di lui la ricercatrice canadese appena sbarcata da New York nella remota Scozia delle proprie origini ha in mente di scrivere la biografia; alla sua memoria gli isolani intendono allestire un museo. L'opera e la sconfinata passione con cui il Poeta ha tramandato ogni aspetto dell'amata Fascaray, dalla fauna alla flora, dalla resistenza politica alla lingua, trovano spazio tra le pagine della vita di Mhairi e innervano il percorso della sua scoperta di sé. Ad accompagnarla nelle sue ricerche, la vigile e fresca curiosità della figlia Agnes di nove anni, assai più pronta di lei a scoprire bellezze nelle persone e le cose, a riconoscere ciò che rimane e che conta dei foschi segreti di un tempo, delle meraviglie naturali di una terra scabra e bellissima, nonché delle imposture che il mare e il vento dell'isola a poco a poco cancellano. Come la grande letteratura da sempre ci insegna, tornare a casa significa dare inizio a un lungo viaggio pericoloso dentro un inesausto desiderio di appartenenza, affrontare ostacoli e inconvenienti, arrendersi a perdere e ritrovare altro da quello che credevamo di andare cercando. Navigare le acque della propria odissea in compagnia di qualcuno, se si è fortunati.
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