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giovedì

25

maggio

120 anni di Simenon

120 anni di Simenon

venerdì 26 maggio

Quest’anno  George Simenon avrebbe compiuto  120 anni e poiché è uno degli scrittori più venduti e tradotti al mondo, la sua città,  Liegi, ha deciso di dedicargli un intero festival. 
È una splendida occasione anche per noi per riscoprire lo scrittore attraverso le sue storie e i personaggi.
 
Grande viaggiatore, scrittore di reportage, fotografo di talento, sono molti gli aspetti che non si conoscono di Simenon: la sua curiosità e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi gli ha permesso di descrivere le ambientazioni ricreando un'atmosfera coinvolgente e immersiva.

Ma cosa si sa della sua vita privata, dell'infanzia o dell'amore per la cucina?
 
George Simenon è nato da padre vallone e da madre fiamminga, con qualche ascendenza tedesca. Ciò spiega l’influenza di quelle due cucine. In Un banc au soleil scrive che “nel profondo dei ricordi della nostra infanzia, c’è un elemento che ci segna più o meno per tutta la vita: la cucina di casa”.
E poi aggiunge: “C’erano due cucine in casa. Quella di papà consisteva soprattutto in bistecche tagliate sottili e molto cotte, quelle che vengono comunemente dette suole di scarpe. Come contorno, gli piacevano i piselli… e un gran piatto di patate fritte. Alla mamma invece piacevano gli stufati con molta pancetta e verdure: carote, porri, cipolle bianche e i sughi cotti a lungo, a fuoco lento.
 
Gli esegeti si chiedono ancora in quale misura Simenon fosse Maigret e Maigret Simenon… A tavola, in ogni caso, erano tutt’uno. Buone forchette, raffinati intenditori, amanti della cucina locale.
Simenon l’ha ammesso più volte: ha dato al personaggio di Maigret il suo appetito e le sue preferenze culinarie. Ha fatto frequentare al commissario piccole osterie dove è la padrona a far da mangiare e per la quale il commissario, più che un cliente, è un figlio esigente da accontentare.
 
A cena con Simenon e il commissario Maigret di Robert J. Courtine, Guido Tomasi Editore
 
Tra il 1919 e il 1922 lavorò come cronista per La Gazette de Liège, collaborò con altre riviste e cominciò giovanissimo la sua carriera di scrittore. In seguito alla morte del padre, decise di trasferirsi a Parigi, dove scrisse per diverse testate francesi. Tra il 1923 e il 1926 scrisse numerose storie che riscossero un enorme successo tra i lettori dell’epoca, mentre dagli anni ’30 i suoi numerosi romanzi vennero pubblicati da importanti case editrici.
Simenon creò un vero e proprio metodo di scrittura che mantenne fino a quando non decise di smettere di scrivere: scriveva a una velocità incredibile, terminando un romanzo in circa una settimana.
 
“Certo, un metodo con rituali precisi, anche perché era molto superstizioso. Temeva ogni volta di non riuscire più a scrivere e cercava di riprodurre sempre le condizioni in cui era nato il primo romanzo. Ecco allora un rituale fatto di matite particolari, di tende tirate, di sveglie alle cinque del mattino, di whisky e di tè. Scriveva sempre secondo lo stesso ritmo, impiegando lo stesso tempo per ogni romanzo. Un capitolo al giorno, per otto giorni. E dopo un breve riposo, tre giorni per le correzioni. Il giorno in cui non è più riuscito a riprodurre il miracolo, ha smesso di scrivere”.
 
Fabio Gambaro, “Simenon? La sua vita non fu all’altezza della sua opera”, intervista a Pierre Assouline, pubblicata su La Repubblica.it
 
 

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