Sono più di 45.000 i minorenni sbarcati in Italia negli ultimi tre anni. Ragazzi, poco più che bambini, che si sono messi in viaggio da soli dal Mali, dal Gambia, dalla Guinea, dal Senegal. Sono partiti verso nord, senza una meta precisa: destinazione futuro. Sono partiti senza padri, né madri, né fratelli.
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Non era mai accaduto in tutta la storia europea: ci troviamo per la prima volta di fronte a una generazione di migranti teen-ager. Servono intelligenze nuove e occhi (e cuori) capaci di leggere in filigrana nella varietà delle loro storie individuali, per capire cosa stia accadendo nelle pieghe delle migrazioni. Sono le famiglie a decidere che a partire siano proprio i figli più piccoli? Da cosa fuggono questi ragazzi? Cosa si sono lasciati alle spalle? Cosa cercano in Europa? Partono bambini, poi tutto cambia. Paura, prigionie, lavori forzati, torture, abbandoni, solitudini enormi compongono il ritornello drammatico dei racconti dei ragazzi che sono riusciti a raggiungere l'Italia. Il viaggio li ha trasformati, li ha resi grandi molto in fretta, li ha separati forzatamente dai propri affetti, ma ha anche ampliato in maniera esponenziale le loro capacità di adattamento e orientamento, di apprendere nuove lingue e stili di vita, proprio in virtù della loro giovane età.
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