8 settembre 1943. Alla data della comunicazione dell’Armistizio con gli anglo-americani, sul suolo italiano erano internati migliaia di prigionieri di guerra e civili di Paesi nemici. Fra loro molti slavi, caduti nelle mani delle forze dell’Asse dopo la sconfitta del Regno di Jugoslavia nel 1941.
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L’esperienza di combattimento maturata nell’esercito del Regno di Jugoslavia e nell’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia di Tito rappresentò in alcuni casi una risorsa per le realtà resistenziali, altre volte, invece, creò attrito specie con le formazioni costituite da ufficiali e da soldati del disciolto Regio Esercito Italiano, in particolare per ciò che riguardava il trattamento dei prigionieri, delle spie (o presunte tali) e la condotta da seguire per evitare inutili rappresaglie. In questo libro si è cercato di ricostruire il ruolo giocato dagli jugoslavi nella Resistenza italiana, tentando inoltre un’analisi storica della figura di Tito e del suo progetto politico durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Prefazione di Stefano Gensini.
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