Mia madre spense la luce e chiuse la porta. La stanza infilò di nuovo il vestito da notte, pieno di pieghe profonde che inghiottivano il buio. Chiusi gli occhi e cercai di sognare in un’altra lingua. Il padre di Grace crede nella scienza e costruisce per la figlia una casa di bambole con luci che si accendono davvero.
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La madre di Grace le racconta leggende africane e trascrive la storia dell'universo in una stanza dalle pareti dipinte di nero. Grace ha otto anni e la sua vita è come un labirinto da cui si diramano sentieri per altri mondi, fatti di numeri e fiabe, assurdità e meraviglie: ma poco alla volta anche quei mondi sbiadiscono, e la sua famiglia si disgrega. Grace è costretta a scegliere tra i propri genitori vulnerabili, diversissimi, pieni di difetti, e per farlo deve lasciare la sua casa nel Vermont e spingersi fino alle strade allagate di New Orleans, al deserto del Nevada, in un viaggio drammatico e fiabesco. Con la stessa poesia e intelligenza feroce di Sembrava una felicità, Jenny Offill tesse il racconto di una bambina che vuole ardentemente capire la differenza tra verità, menzogna e speranza. Un romanzo che parla del confine sottile tra futuro e passato, il filo d'acciaio del presente su cui camminiamo come funamboli.