"Per andare a scovare l'origine di questa che tra tutte le feste è la più strana, dobbiamo lasciarci guidare dagli orientalisti verso la Caldea, nella terra madre della nostra religione». In un'antica epigrafe babilonese, scritta verso il 3000 a- C.
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dal principe Gudea di Lagash, sì parla infatti di una festa in cui l'ancella prendeva il posto della signora, lo schiavo incedeva con il rango del signore e «il potente stava in basso come l'uomo comune». Il carnevale è stato per secoli il momento sublime dell'inversione dei ruoli, del trapasso delle fasi lunari, dell'ebbrezza sfrenata e della follia, della blasfcmia e dello scherno di Dio. In questo breve e densissimo testo, nato da una conferenza tenuta a Vienna nel 1909 e pubblicato postumo nel 1928, Rang ricostruisce la genealogia della festa carnevalesca e risale alle radici della sua crisi, che è anche la crisi dell'uomo moderno: questi «non tira dei colpi né contro Dio, né contro il Diavolo. Si è già inventato una nuova ascesi che ancora deve togliersi di dosso: il dovere del lavoro».